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    Foto di Andrea Paolini

    Vivo da tanti anni in mezzo agli alberi, qui in pieno centro città. Viverci accanto mi ha permesso di scoprirne la vita intima: vedere le gemme, i fiori, i frutti…

    E’ un bel boschetto, condiviso tra quattro condomini: una grande magnolia, un kaki, due nespoli, un ciliegio, un grande acero, vari arbusti, altri alberelli.

    Ho vissuto momenti drammatici, come quando, mentre ero al lavoro, mi hanno chiamato per dirmi che stavano segando alla base il grande ciliegio di quindici metri che troneggiava al centro del boschetto. La fioritura, bellissima, vestiva di bianco il cortile per pochi giorni, per poi far ricadere una pioggia di petali che arrivava anche sul mio balcone (sono i coriandoli delle favole); le ciliegie erano bocconcini di qualche merlo che, durante quei pochi giorni, poteva approfittare per variare la sua dieta. C’era anche un bel ligustro che arrivava ai fili della biancheria, dove nidificavano i merli. Il suo profumo è rimasto per me il più intenso ed emozionante che ci sia, carico di reminiscenze.

    Il kaki, piantato troppo vicino alla casa di fronte, era diventato tuttavia enorme, fuori scala rispetto alle dimensioni standard, prima che venisse selvaggiamente potato. Nudo, d’inverno, si caricava di frutti (alcune centinaia secondo la mia stima), alcuni dei quali davano da mangiare ai merli, ma solo se si trovavano in carenza alimentare. Nessuno li coglieva, e mi chiedo perché (io ne ho chiesto qualcuno andando a suonare ai campanelli dei piani superiori), e diventavano così delle bombe arancioni che si spiaccicavano in tutto il cortile, a volte portando a terra con sé il ramo che a fatica li portava.

    E poi le nespole dell’albero grande, prese sporgendosi dal balcone; ora, dopo la potatura eccessiva, i frutti sono pochi.

    Ma anche tante trasformazioni vitali: due alberi che crescono a ritmo vertiginoso, l’acero che accende si giallo in autunno il cortile per poi ricoprire l’acciottolato di un soffice tappeto che non andrebbe spazzato via, e il nuovo nespolo , l’edera che si espande e sale fin qui per andare oltre, gli arbusti che annaffio giù in cortile durante la stagione più secca.

    Insieme alle piante, ci sono sempre gli animali. Sull’acero ogni mattina si posizionano e reclamano a gran voce il pane con cui li sto viziando una serie di passeri, tra cui si intrufola il merlo e, quando possono, i colombi.

    E’ in quel bosco è la natura che posso vivere ogni giorno. Le piante sono nostre vicine di casa, che si vede evolvere e mutare.

    Mi chiedo perché in ogni cortile non vi sia almeno un albero. Paesaggio che vive.

     

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